DICONO DI ME

Tobia Donà

Rivista Internazionale ArtStyle – Estate 2022

I Deserti di Osvalda Pucci hanno le sembianze di un’esplorazione del mondo interiore della mente, in relazione ai misteri dell’universo. Profonda conoscitrice delle antiche tecniche pittoriche la Pucci fonde nei Deserti concetti e idee che mescolano materiali e significati, pensieri e silicati provenienti da un immaginario di contesti diversi che spaziano dalla storia della pittura, a quella del cinema e sono dall’artista rimescolati insieme. Fondendo immaginazione e scienza, organico e artificiale, la bellezza del paesaggio assume origini sedimentarie, vulcaniche, erosive. Aggettivi che ben si adattano ai sentimenti, al sentire del tempo o a una prospettiva futura nella quale trovare nuove possibilità di associazione e convivenza. I pensieri, che liberi ruotano difronte alle opere di Osvalda Pucci attraversano il mito, per raggiungere il subconscio, così come toccano lo spazio per poi ripiombare nella gravità del presente. Un lavoro quello della Pucci che intrecciando la natura alla complessità cosmica dell’esistenza, le è valso quest’anno il Grand Prix Artiste, prestigioso riconoscimento attribuitole a Cannes nell’ambito del Festival del Cinema. Infine vogliamo altresì ricordare che Osvalda Pucci fa parte di quella ristrettissima cerchia di artisti selezionati per il progetto ConGiunti (promosso dall’editore Giunti), nel quale vengono affrontati nuovi percorsi di lettura di un artista attraverso affinità tra un’opera contemporanea e una del passato. Gli esiti di questo lavoro di ricerca sono pubblicati nel corposo volume ConGiunti, nel quale un’opera della Pucci è posta a confronto con un dipinto di Ennio Morlotti. Nel confronto tra le due opere che qui pubblichiamo, emerge forte il rapporto spirituale tra l’autrice e il grande maestro del novecento, entrambi accomunati da un’estetica che unisce il paesaggio all’inconscio; un sentimento freudiano, fondato sulla forte corrispondenza tra l’io dell’artista e la realtà circostante. Le opere di Osvalda Pucci saranno in esposizione presso il Castello Sforzesco di Novara, dall’8 al 27 settembre. Seguiranno esposizioni a Como e Roma. Per informazioni visita il sito: www.op-arte.it.


L’Angolo blu del cielo.

La struttura pittorica e compositiva di Osvalda Pucci si rivolge all’essenziale, come dimostrano i suoi cicli, dove convivono in perfetto equilibrio paesaggi solo accennati, eleganti forme sfuggenti che rimandano a cieli e abissi profondi. Emerge al contempo un linguaggio onirico e simbolico ma, che come ebbe a notare Umberto Eco: … non colla figurazione stravolta e stralunata dei surrealisti, ma con uno svolgimento istintivo ed estroso del gesto informale. Non manca infine l’esperienza e la suggestione della pittura senese del Quattrocento respirata ed elaborata sin dai primissimi anni d’età nella sua Siena. Il risultato è una sinfonia di esperienze materiali e interiori trasformate in Pittura. Una Pittura che parla di sensazioni remote scritte sulla tela in cinquant’anni d’intenso studio e lavoro. Ella è al contempo artista e caparbia ricercatrice in grado di riscoprire padroneggiandole, le tecniche pittoriche più preziose e antiche come quella dell’olio spanto o spanso, divenuta la modalità prediletta per realizzare la sua opera e portare al pubblico il suo mondo. E il critico e storico dell’arte Marchetti afferma, in un testo che le ha dedicato: Osvalda Pucci osserva, guarda il mondo e dipinge; guarda la vita e dipinge. Lo definirei un pensiero che non rinuncia alla ricchezza del lato emotivo rendendo le sue opere immediate e riconducibili facilmente alla sua creatività. Una riscoperta continua la sua, una dimensione contemporanea della funzione dell’arte, che non può non intrecciarsi con la spiritualità. Sue opere sono attualmente esposte alla IV Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma dal titolo Anni Venti – Global Change, confermandola in quella stretta cerchia di autori che meglio sanno narrare la nostra contemporaneità. Con la sua opera fa sentire pensieri ed emozioni, che sia un angolo blu del cielo, dove la vita diventa flebile e fragile, o dove la luce diventa speranza e i suoni ovattati. Per il cinquantenario della sua carriera Osvalda Pucci celebra la felicità della rinascita, la consapevolezza di un presente che è dovere prima ancora che dono. Maggiori informazioni al sito: www.op-arte.it.

Pierluigi Amen

Osvalda Pucci è indubbiamente un’artista colta e profonda, attuale, attenta ai contenuti e quindi soggetta a ricerche continue che abbiano il senso del contenuto e il controsenso del simbolico astratto-metafisico. Dalla pittura di Pucci traspare subito chiaramente la grande tradizione artistica italiana. Il tempo della pittura viene scandito dall’artista che affronta la tela con fatica e lo stile di una pittura dalla tecnica dell’olio a colore spanto rielaborata e riveduta nel moderno. Natura, alberi, paesaggi, mare, fiori, animali, enigmi, miti, qualsiasi sia lo spunto di realtà da lei colta, immediatamente viene risucchiato e trasformato, dilatato come in un vortice dalla sua personale visione interpretativa ricca di enigmi e simbolismo. Il percorrere con la mente, paesaggi ,ricordi ,particolari di oggetti e cose tangibili ,visioni , il gioco la sensualità, tutto quanto viene dalla pittrice praticato con l’arte che porta allo sconfinamento della propria espansione mentale. Non è a caso che la dualità delle componenti sensoriali e dell’anima si alternino fondendosi in visioni dilatate nello spazio visivo, accentuate dal cromatismo intenso e aspro della  pittrice,  lasciando il fruitore in una sorta di percorso “a solo” dove tutto e niente può essere e può accadere. Nel seicento il grande Cartesio, nella sua ricerca di un metodo generale per le scienze, partendo dal dubbio va all’esistenza dell’io pensante: l’unico criterio di verità è posto all’interno del pensiero, all’interno della mente”. Affermazione che trova corresponsione nel pensiero del grande metafisico Giorgio de Chirico, quando afferma che “Le sole cose vere sono solo le cose della mente”. A queste riflessioni si allinea il lavoro di Osvalda Pucci, e una volta associato il moto psichico delle passioni ad una turbativa dell’anima e della mente, la visione simbolico-metafisica la fa da padrona e l’artista coglie le tensioni della realtà con una forza totalizzante. Risultato di una lunga passione privat , ma al tempo stesso coltivata da sempre con impegno e determinazion , quasi in bilico tra il sogno e la realtà tangibile, Pucci ci dimostra una sua personale e partecipata interpretazione della pittura, mantenendo la fragranza della propria ispirazione. I suoi quadri sono il flusso delle sue emozioni e dei suoi sentimenti e delle sue osservazioni e memorie, dei suoi sogn , dei suoi ricordi e delle sue consapevolezze. Con fortissima determinazion ,la pittrice toscana, nel suo studio ad Arezzo, sviluppa opere ricche di similitudini che conferiscono uno strano fascino e una grande suggestione al suo lavoro. A chi osserva non viene proposto in alcun modo un dipinto concluso e definito, sollecitatore unicamente di stati d’animo, bensì qualcosa che è processo in atto e che presuppone accanto al comportamento del pittore un ulteriore modo di essere e di pensare del riguardante. Ne deriva una componente magica e aspra che rende preziosa la sua pittura, profondamente sorprendente perché Pucci è capace di osservare e filtrare il mondo che la circonda, col risultato di comunicarci intensità, profondità, forza, originalità, bravura. Per Pucci, si tratta di cercare l’opera perfetta ed assoluta, ma il problema è trovare l’obiettivo che valga tutta una vita, e nella pittura, saper scegliere i colori e le forme, le dimensioni e le tecniche atte a comunicare idee e forti desideri. Si tratta di saper rischiare, di decidere, di rischiare e subito.

G. Radini Tedeschi

Endy Tedious 2011

La figura si dissolve in tocchi di colore, dal blu al celeste fino ad arrivare al verde acido.L’emozione prevale e l’impossibilità di tradurla in forme si concreta mediante sapienti pennellate dell’animo.Il bianco, come una luce, squarcia la tela separando il raffigurato forse a voler simboleggiare un messaggio profetico e positivo nell’abisso dell’oscurità. Non vige prospettiva o contorno e lo spettatore è dirottato, assorbito in una dimensione estranea ove si immerge per meditare. La Pucci non è interessata al narrato quanto piuttosto ad una esperienza mistica che travalica ogni superficie affondando nell’animo umano….

Umberto Eco

quello che sta percorrendo la pittrice Osvalda Pucci è un’iter creativo che già hanno attraversato quegli artisti di inizio figurativo, naturalistico e via via attratti verso una dimensione di intima spiritualità strutturata in soluzioni che perdono l’impatto figurativo ed entrano nel regno del suggerimento informale. Il passaggio è progressivo dai primi quadri ai più recenti che superano o per lo meno riducono al minimo la presenza figurativa e innescano il linguaggio del simbolo, del sogno, della misteriosità interiore, ma non colla figurazione stravolta e stralunata dei surrealisti, ma con uno svolgimento istintivo ed estroso del gesto informale”.
(Dal Giornale “La Libertà” di Piacenza)

G.Marchetti

La pittrice porta avanti questa tecnica dell’olio a colore espanso che è la ripresa di una tecnica pittorica del 1400, sviluppata in chiave moderna.
Osvalda Pucci osserva, guarda il mondo e dipinge; guarda la vita e dipinge. Dice di se stessa: “Osservo, osservo e poi.. creo”. Sembra di ricordare Dante Alighieri “A quel modo ch’ei ditta dentro… vo significando”; anche la sua pittura nasce dal di dentro! Dal profondo dell’anima, dal mistero del cuore!
I suoi quadri si lasciano ammirare, osservare; il colore seduce, riscalda, avvince e, gradualmente, svela un mistero, una originaria verità; ti restano nel cuore, nella memoria, anche nel tumulto della metropoli o nel silenzio immobile della nostalgia, del ricordo. In quasi tutti i suoi quadri le immagini, quasi sempre linee, volumi, colori, ma sempre simboli e metafore, si formano attraverso bande geometriche di colore, dense, spesse, astratte ma impregnate di autonoma vitalità. Di fronte ai suoi dipinti si coglie un invito, una sfida ad indagare il senso e le potenzialità espressive dei suoi colori puri; un invito all’introspezione, in un rapporto che diventa magicamente interattivo, che genera un dialogo pittorico amoroso, dove emozioni e confessioni restano private, intime, ineffabili. Le sue tele rivelano sempre passione, emozioni, ma anche rigore, ordine, razionalità; tradiscono una esigenza di palingenesi, attraverso il consueto uso di bande di colore ben definite, abbinate per linee e movimenti convergenti che corrono, a tratti, vorticosamente verso un estuario struggente, tragico, maliardo, rivelando in alcuni quadri, di un simbolismo più acceso e “veristico” pulsazioni ancestrali. Rigore, ordine, razionalità che sono la felice, esauriente risposta alla domanda di Paul Klee. “Quale artista non vorrebbe stabilirsi nel luogo in cui il centro organico di ogni movimento, nello spazio e nel tempo, – si chiami cervello o cuore della creazione – determina tutte le funzioni?” Sì, a questa domanda che pende intramontabile come un oracolo sull’universo della Pittura O. P. ha dato e continua a dare una risposta a tono e “Una risposta a tono” – ci ricorda Goethe – “è come un bacio soave!” Sì, un bacio sublime e soave come sublime e soave è il suo demone crativo. In questo stadio della sua fertile produzione la pittrice è stata motivata dalla sua Art promoter Ilia Pellegrinelli ad affrontare imprese pittoriche di più ampio respiro, allargando lo spazio e le superfici delle sue tele; il risultato raggiunto è vincente: la sua arte si è arricchita in luminosità e concettuale profondità, portando ad una più completa maturazione la sua ricerca di spazialità. Il raggiungimento di questi nuovi orizzonti è ben visibile in due opere che campeggiano nella sala della esposizione di Via Farini 53 di Milano, Osvalda Pucci non si lascia etichettare. Lontana dai movimenti, dalle scuole, dalle tendenze di moda… continua ad amare strisce di luce, geometrie di colore, andando avanti per la sua strada. Noi continuiamo ad osservare i suoi dipinti che, contemplati, interiorizzati assumono la natura di lampi improvvisi, di fulminee illuminazioni che ci squarciano la coscienza, facendoci balenare uno stato d’animo, una sensazione, una nostalgia, un ricordo, forse un rammarico.

Concarotti

Lo spazio figurativo di Osvalda Pucci ha trovato le sue più genuine scaturigini tra gli slarghi paesistici, riuscendo mirabilmente a cogliere con singolare vivacità e immediatezza ogni frustolo ambientale e tutte quelle voci di poesia che alitano tra gli antichi e negletti borghi, verso i bordi collinari e ancora solinghi e verzicanti della sua Toscana e persino nel contorcersi mai domo di una marina! Questa sua peculiarità di indagine e di osservazione l’ha condotta a rivolgere poi la sua inquisizione estetica al di là delle mere apparenze, negli anfratti di quel reale che avvolge le cose del quotidiano e tra le pieghe dell’imprevedibile assiemarsi degli aneliti e dei palpiti che attorniano e magari condizionano l’esistenziale, per cui, sia pure a piccoli passi e nel riflesso di uno spessore formale di robusto impatto allusivo, ancorato ad un segno carezzevole e calibrato in ogni propensione, si sta inserendo in un ambito di ampio impegno propositivo e tematico”….

Petrone

” … ad Arezzo ove l’artista vive ed opera, i dipinti della Pucci hanno incontrato il benemerito anche di collezionisti più difficili che le hanno riconosciuto un “airy line” uno spazio-area, ad indicare e sottolineare la straordinaria leggerezza, l’armoniosità della linea con gusto tutto personale e con una padronanza non comune. Pucci è l’artista capace di ripetere sempre variato e nuovo il medesimo soggetto senza annoiare …..
Questa della Petrofil Gallery è stata una mostra di tutto interesse che ha permesso alla pittrice di mettere in luce le sue doti naturali ed i risultati della sua appassionante ricerca artistica, che si concretizzano in dipinti dalla struttura solida e sicura, dai colori foschi e bene amalgamati, in impaginazioni di notevole interesse. È stata questa una mostra che ha consentito al pubblico milanese di apprezzare una pittrice che decisamente può inserirsi nel gruppo dei migliori artisti della nostra penisola”

Gualdoni

“…è, quello dell’artista, soprattutto penser couleur…pensare colore, ovvero avvertire, delle situazioni visive….si potrebbe ricorrere al repertorio dei modi di pittura novecentesca per indicare l’ascendente diretto di questo lavoro, oltre che nella vicenda dell’informale, nell’espressionismo che schiude il secolo , in specie quello di marca tedesca. Ciò, anche, perché vi si avvertono chiare suggestioni di qualità simbolica che a quella cultura certo si riferiscono e nelle quali soprattutto l’idea di luce, d’aroma metafisico, vale ben più che pura risultante espressiva…”

Marasà

Puri guizzi cromatici concorrono a descrivere il mondo pittorico di Osvalda Pucci. Il colore si sostituisce alla forma caricandosi di poesia e assumendo la funzione del segno. In questo modo si stimola la fantasia del fruitore che vede la realtà attraverso gli occhi dell’artista. Campiture vivaci e solari in un oceano impetuoso di luce rendono la visione dell’opera accattivante. Una poetica pittorica di squisita tensione intellettuale che verrà sicuramente apprezzata anche negli anni a venire per la sua particolarità.

G.M. Prati

Difficile sintetizzare un processo  creativo in poche parole, sempre di per se riduttive per una dimensione creativa ed estetica fluida e profonda, vasta e in divenire. Vortici floreali ,strade campestri assolute, paesaggi urbani che vibrano di onde energetiche , golfi anatomici in corpi cosmici, marine ultra reali, cromatiche intensissime che convergono verso un centro invisibile e filosofico, ecco fugaci cenni ad alcuni fenomeni esistenziali che l’artista ricrea ed evoca per noi, per rinnovare le nostre facoltà percettive e psichiche talvolta esauste o distratte e bisognose di rivitalizzazione e spiritualizzazione.

SMELL THE DOC – 2006

Certi aspetti dei paesaggi di Osvalda Pucci ricordano la forza plastica e simbolica dei paesaggi umanistici e rinascimentali come nel celebre affresco attribuito a Simone Martini ritraente Guidoriccio da Fogliano. Una “geologia poetica” in cui la visione è pragmatica indagine, logos sulle terre degli stati dell’essere, dei cambiamenti emotivi, delle mutazioni mentali. In questi paesaggi incisivo appare l’uso effetto psichico della composizione e delle essenziali scelte cromatiche. Il colore si fa segno e nervatura, siano fiori impazziti, scenari onirici, vortici cromatici assoluti, corpi in visione e visione di nuove corporeità, in tutti esplode una vasta e acuta forza ideativi e configurativa, emerge un suggestionante impatto visivo, una manifestazione di mondi che palpitano appena sotto il velo dell’abitudine percettiva. Una dinamica totale si fa anche atmosfera che unisce la rarefazione del pensiero all’impulsività del corpo. Pennellate decise e calibrate, sensibili e meditate, carnosi gorghi portano ad un approfondimento parossistico che si declina nel colore, da sottili veli a pastose e distese e coaguli matrici, nel segno ritmico, ora “ atmosferico” ora sigillante, nell’idea focalizzante. La “sprezzatura” vi domina, cioè la disinvolta padronanza dello spazio trasmette il senso dell’istinto, e lo fa all’interno di un sistema di cui si può apprezzarne la logica espressiva. Non ci avvertono compromessi o incertezze ma il linguaggio viene articolato fino a farsi stilema, ideogramma, calligrafia metafisica, rebus ricorrente e riconoscibile nella propria attraente insolubilità. Gli scorci cittadini si trasformano in ardenti curve emozionali, i fiori in nuove anatomie e organici tessuti, i paesaggi in dialoghi misterici fra entità pulsanti e vive, universi sublimi ma concreti, come i numeri. Moltiplicazioni di identità totali. Il senso fenomenico dell’indipendenza degli elementi e del loro “esserci pittorico” potenzia la dialettica comunicativa. Il senso dell’assoluto viene reso  senza chiusure ideologiche o riduttivi schematismi  intellettualistici ma includendo liricamente la percezione, quasi fisica, della relazione. Lo stupore di chi guarda si trasforma, grazie all’opera, intensa ma serena contemplazione, sempre ricca di pensieri come di emozioni trasversali.

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THUNDER – 2002

Tre esempi della poetica di Osvalda Pucci: Smel the Doc, Virgola e Thunder.

Nel primo l’azione scenica appare efficacemente psicogena: si entra in un mondo agendolo e l’immagine del cane, drammaticamente e solennemente umana, si fa tensione poetica e catartica. La triplice tecnica di olio smalto e colore spanto declina la triplice accezione della visione: idea, riflesso e riverbero. In Thunder assistiamo ad una ana-catabasi all’interno del colore rosso; un’implosione ctonia ed uranica  nel contempo. Una “ faglia/farfalla” che compendia futurismo, tradizione e surrealismo. Il colore, deciso ed emozionale, intenso e dinamico, sostanzia l’opera e si trasfigura in processo configurativo in divenire. In “ Virgola ” la densità narrativa appare così ricca  da consumare l’ordinaria percezione e gli automatismi estetici in nuove curve energetiche ed emozionali. Un’opera epifania, in quanto struttura dimensioni già vissute nel profondo, luci già accese in chiarezza e passione.

Altri Artisti che parlano di lei: P.SidoliP.LeviG.FalossiT.DaVinciL.BoariniE.Concarotti, A.Mazziotta, ed altri…

Referenze:

Studio Professionale d’Arte – Art Action di Milano

Accademia di San Lazzaro di Roma