
FONDAZIONE MATERA 2019 CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
IL METAFORMISMO©
ideato e teorizzato da Giulia Sillato, storico dell’arte di scuola longhiana
Ex Ospedale di San Rocco, Matera
dal 16 ottobre al 9 novembre 2019
Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust).
La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata ha il piacere di
accogliere nell’illustre Ex Opedale di San Rocco la Rassegna del MetaFormismo©, proposta storicoartistica
in forma di esposizione della Prof. Giulia Sillato. La mostra, visitabile dal 16 ottobre al 9
novembre 2019, ha ottenuto il Patrocinio della Fondazione Matera 2019, Regione Basilicata,
Provincia di Matera, Comune di Matera.
Gli orari di visita sono: dal mercoledì alla domenica 10 – 13 / 17 – 20
I contenuti della mostra sono di seguito illustrati:
L’Arte è finita e con essa la lunga vita della Storia dell’Arte: il MetaFormismo© ne scrive
l’ultimo capitolo.
Non è una corrente, non è un movimento e non è neppure un gruppo di artisti, perché il
momento storico attuale è tendenzialmente refrattario a realtà di gruppo come quelle che hanno
costellato tutto il Novecento.
Il MetaFormismo© è l’ultima possibilità storica per acquisire il senso delle opere d’arte non
figurative leggendole con l’ottica della forma. Le espressioni non figurative, infatti, appaiono
totalmente prive di figure appunto, ma ricche di forme.
Lo scopre, e quindi lo dichiara dopo venticinque anni di ricerche e studi, la Prof. Giulia
Sillato, storico dell’arte di scuola longhiana, che una lunga esperienza nel campo delle arti
classiche, annoverando tra l’altro anche un proficuo discepolato da Federico Zeri, le ha consentito
di intravedere con chiarezza le dinamiche epressive dell’arte dalle origini a oggi.
Individuare nuove modalità di lettura delle arti non figurative, significa chiudere il cerchio
storico dell’Arte perché tutto arriva ad essere compreso, anche quelle forme d’arte che
dall’Astrattismo in poi erano state destinate dai loro padri, Frantisek Kupka e di Vasilij Kandinskij,
alla percezione e non alla ragione. Nulla più pertanto può prestarsi all’evoluzione.
20 artisti esclusivi – prescelti con due criteri fondamentali: a) la compatibilità al
MetaFormismo b) la qualità artistica – scendono in campo a sostenere la loro ultima Storia dell’Arte.
Antonio Anastasia – Renzo Barbazza – Pietra Barrasso – Natalia Berselli – Antonella Bertoni – Jole
Caleffi – Giulio Cavanna – Adriana Collovati – Rosetta D’Alessandro – Angelo De Boni – Sebastjan
Degli Innocenti – Enzo Devastato – Massimo Fumanti – Cristiana Grandolfo – Isabella Nurigiani –
Michele Pinto – Osvalda Pucci – Tiberio Rilli – Giuseppe Tedeschi – Roberto Tigelli.
La Fondazione Giulia Sillato è nata per il solo scopo di diffondere e tutelare l’ultima Storia
dell’Arte.
Il MetaFormismo
Il punto zero della Storia dell’Arte
Il MetaFormismo©, vocabolo assolutamente nuovo per i dizionari di tutto
il mondo, è un concetto storico, ideato e teorizzato nel 2010 dall’autore di
questo catalogo, storico dell’arte di scuola longhiana, che dopo venticinque anni
di studi e ricerche ha prodotto una sorta di bilancio consuntivo della Storia
dell’Arte del XX secolo.
Non segnala un movimento o una corrente artistica, ma cita un periodo
storico ben preciso, l’ultimo di tutta la Storia dell’Arte sinora vissuta con
esplicito riferimento all’arte “non figurativa” per la quale è stata individuata una
chiave di lettura unica: la MetaForma©.
Prima di chiudere millenni di Storia dell’Arte il MetaFormismo© si è
interrogato su molte delle espressioni artistiche del XX e di questo primo
ventennio del XXI secolo, condannate all’incomprensione per non esibire figure
oggettivamente riconoscibili ma solo segni e colori di cui cercare, non senza
difficoltà, di comprendere il senso.
Allo storico che lo ha ideato si è pertanto prospettata la necessità di un
chiarimento definitivo e questo arriva dalla possibilità di tradurre in significati
convincenti quei segni e quei colori che, se osservati bene, delineano delle
forme. Libere e apparentemente disordinate, queste forme in realtà seguono le
linee di un’architettura non costruita dalla disciplina di una scuola, ma
semplicemente intuita dall’artista che ha deciso di affidarsi al suo subconscio,
ovvero a quella parte di sé istintivamente reattiva agli stimoli esterni.
Il MetaFormismo rivede quindi tutta la linea del cosiddetto Astrattismo
che, nato nell’Europa dell’Est con il determinante apporto artistico del ceco
Frantisek Kupka (1871 – 1957) e del russo Vasilij Kandinskij (1866 – 1944),
pilastri della cosiddetta “arte astratta”, si protrae per tutto il Novecento
dilagando nel resto d’Europa e oltre sino negli Stati Uniti.
Qui entrerà addirittura nella Guerra Fredda, all’interno di un programma
CIA che vedeva nell’Astrattismo uno strumento utile ai fini dell’affermazione
della libertà d’espressione, equivalente alla libertà di pensiero contro il
totalitarismo dei regimi comunisti. Proprio questo intendeva Jackson Pollock
quando attraverso la sua famosa action painting continuava ad affermare e
riaffermare la supremazia espressiva della gestualità.
Continuare negli anni Duemila ad etichettare l’arte non figurativa come
“astratta” è un’operazione storico-critica che non sta più in piedi per tre motivi:
a) perchè sono decadute le condizioni storiche e artistiche che motivarono sia
Kupka sia Kandinskij a procedere in modo “astraente” rispetto a una
rappresentazione realistica del mondo esterno (scopo primario dell’arte di tutti i
tempi); b) perchè tutta la frangia “non figurativa” ha preso nel corso del XX
secolo strade differenziate, variamente denominate; c) perchè la creatività
contemporanea dal dopoguerra in poi è riuscita ad andare oltre il colore sulla
tela introducendo nei propri spartiti frammenti di materia… frammenti di
realtà.
La realtà dunque non attende più di essere rappresentata, ma entra di
diritto nella rappresentazione stessa e non per rappresentarsi, ché in
millenni di storia ne ha già avuto a sufficienza, ma per sostenere con la
propria materica presenza il libero flusso delle energie creative che sta alla
base di qualsiasi opera “non figurativa”.
Una volta compreso che linee e colori in totale libertà – non sottostanti
quindi a prassi accademiche e tantomeno organizzati a creare, per esempio,
l’illusione della tridimensionalità, come il Rinascimento ha insegnato per secoli
a generazioni di pittori – sono in grado di lasciare intravedere delle forme,
occorre concentrarsi sull’immagine e cercare di individuare quelle forme.
Esse sono la guida alla lettura di qualcosa che non è esterno come un
paesaggio, un ritratto, una natura morta, ma qualcosa di interno all’artista
stesso: il suo mondo spirituale che l’arte riesce a trasmettere mirabilmente
stimolando la nostra visione a tradurre in senso l’apparente non senso.
Questo processo cognitivo è applicabile per esteso a tutte le arti “non
figurative” a partire dalla prima opera “astratta” della storia, la celebre Amorfa
di Kupka, e dalle geometrie esoteriche di Kandinskij. Il ventaglio è
incredibilmente variegato …
Ma perchè il MetaFormismo© rappresenta la fase ultima della Storia
dell’Arte? È molto semplice:
a) l’Arte non può più dire nulla di nuovo perchè ha già detto tutto
quel che c’era da dire e non è replicabile se non in se stessa e se
non tramite copie.
b) le nuove tecnologie, se adottate dall’espressione artistica, non
fanno alro che allontanarla sempre di più dai suoi principi
originari.
E pertanto non può più esserci una Storia dell’Arte da scrivere ex novo,
come è accaduto sinora… si potrà tutt’ al più riscrivere, come stiamo facendo
noi adesso.
L’Arte e la Storia, oggi, sono soltanto due valori assoluti da preservare ed è
per questo che predominano nel prestigio culturale e sociale, oltre che
economico, tutte le strutture di conservazione in grado di tutelarne l’integrità.
Il viaggio di scoperta
non consiste nel cercare nuove terre
ma nell’avere nuovi occhi
(Marcel Proust)
La parola MetaFormismo© è assolutamente nuova per i dizionari di tutto
il mondo e non è da confondersi con metamorfismo. Nonostante il terminale
in ismo non è un movimento, non è una corrente (come Cubismo, Futurismo
eccetera), ma è un concetto storico (come Classicismo, Illuminismo), ideato e
teorizzato nel 2010 dalla Prof. Giulia Sillato, storico dell’arte di scuola
longhiana, che dopo venticinque anni di studi e ricerche è riuscita ad
individuare un periodo ben preciso della Storia dell’Arte: l’ultimo.
La Storia dell’Arte è finita, l’Arte stessa è finita perché si legherà sempre
di più alla Creatività, modo generico di esprimersi con varie tecniche,
sganciandosi dalla necessità della manualità che da sempre ha contrassegnato
un’opera d’arte. In altre parole saremo Creativi più che Artisti e quindi è più
che legittimo cercare di tirare le somme dell’Arte del nostro passato e in
particolare di quella non figurativa del Novecento.
Con la parola MetaFormismo© si vuole evidenziare il concetto di Forma
quindi noi in tutto questo percorso dimostrativo dovremo tenere bene a mente
il concetto di Forma. Questo concetto si lega di solito alle arti classiche, ma la
nostra operazione riesamina espressioni artistiche tutt’altro che classiche,
vertendo rigorosamente su aspetti dell’arte non figurativa. Il nostro viaggio
parte dalla celebre frase di Marcel Proust citata all’inizio.
E pertanto la vera novità sta nel come guardiamo cose già viste.
Dobbiamo infatti avere nuovi occhi nel rivedere alcuni degli aspetti fondanti
dell’arte del XX secolo: l’Astrattismo e tutte quelle espressioni dell’arte che
vanno oltre la rappresentazione figurativa.
Prima di capire perché l’Astrattismo è importante e perché il
MetaFormismo© si propone di rileggerlo per darne una versione più razionale
e comprensibile, sarà utile rendersi conto che non ci si trova in una esposizione
di installazioni o performances, che purtoppo per chi le ama hanno fatto il loro
tempo. Impostesi negli anni Sessanta e e Settanta del Novecento ci hanno
accompagnato sino ad oggi, svuotandosi però progressivamente del carisma
iniziale, un carisma più percepito dai media che reale.
Come storico sostengo la teorizzazione di molti filosofi europei (in Italia
abbiamo Gianni Vattimo dell’Università di Torino), che definiscono l’epoca
attuale come l’epoca del PotModerno, il quale ha un concetto del “nuovo”
completamente diverso da come lo si intendeva quarant’anni fa. L’epoca del
Moderno (in arte: Modernismo), con ciò intendendo il tempo in cui si cercava
il “nuovo” a tutti i costi, si è trasformata nel PostModerno, una nuova fase
dell’attività umana in cui il “nuovo” non è più sostitutivo del “vecchio”, ma
sostiene il “vecchio” tramite il restauro e procede parallelamente al “nuovo”.
Ciò accade in tutti i settori: architettura (si fanno nuove costruzioni, ma
non si abbattono più le vecchie, bensì si restaurano), moda (ritorno di forme,
tessuti e colori fluidi che ricordano la tradizione o la diffusione del vintage),
alimentazione (la linea bio che ricorda le cose buone dei nonni) e molto altro
ancora. Il nuovo restaura il vecchio e lo integra anzicché di abbatterlo e
sostituirsi ad esso.
Come storico dell’arte auspico, per conseguenza, un ritorno alla sana
pittura e in questo ambito affronto un tema quello dell’Astrattismo che
dovrebbe ugualmente essere caro ai paesi dell’Europa dell’Est, essendovi nato
nelle figure paterne del maestro ceco Frantisek Kupka e del maestro russo
Vasilij Kandinskij.
Da sempre sinonimo di libertà espressiva, l’Astrattismo è stato non solo
trascurato rispetto all’arte ufficile del ritratto e del paesaggio, ma addirittura
combattuto dai regimi totalitaristici e in tal senso, pur essendo nato e diffuso in
Europa, è stata l’America a riscoprirne il valore quando la CIA lo inserisce in un
programma di rivendicazione cuturale nel contesto della Guerra Fredda contro
la Russia comunista.
Attraverso il MetaFormismo© rivalutiamo questa importantissima area
della Storia dell’Arte, tentando di dare una spiegazione razionale ad espressioni
artistiche, condannate all’incomprensione per non esibire figure
oggettivamente riconoscibili ma solo segni e colori di cui cercare, non senza
difficoltà, di comprendere il senso.
Non è impossibile tradurre in significati convincenti quei segni e quei
colori che, se osservati bene, delineano delle forme. Libere e apparentemente
disordinate, queste forme in realtà seguono le linee di un’architettura non
costruita dalla disciplina di una scuola, ma creata dall’artista stesso che mette in
gioco tutta la sua interiorità affermandosi così in un linguaggio universale che
dimostra l’esistenza dell’inconscio collettivo teorizzato da Carl Gustav Jung
(1875 – 1961) nel XIX secolo.
Giulia Sillato